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Ottobre 2023 / ASSET ALLOCATION VIEWPOINT

Asset allocation globale: Approfondimenti di ottobre

Scopri gli ultimi temi di mercato globali

1. Prospettive di mercato

  • Crescita e inflazione dovrebbero ridursi a livello globale, ma con molte differenze tra le regioni e i Paesi in termini di livello e ritmo di decelerazione.
  • Le economie statunitense e giapponese stanno dimostrando una maggiore capacità di tenuta, anche se negli Stati Uniti si nota una certa frenata dei consumi. Se l’Europa evidenzia una debolezza dovuta al rallentamento della crescita e a un’inflazione elevata, seppure in attenuazione, la Cina presenta una crescita contrastata, dato che il recente rallentamento è stato affrontato con un'ampia gamma di misure di stimolo incrementali in un contesto di crescenti preoccupazioni per il settore immobiliare.
  • Nonostante sia probabile che l'inasprimento delle banche centrali a livello globale abbia raggiunto il picco, la promessa della Fed statunitense di mantenere i tassi "più alti più a lungo" ha provocato una crescita dei livelli di rendimento su scala globale che potrebbe creare vulnerabilità.
  • I rischi principali per i mercati globali includono le conseguenze del brusco rialzo dei tassi, un calo della crescita più accentuato del previsto, eventuali passi falsi delle banche centrali, una riaccelerazione dell'inflazione, la traiettoria della crescita cinese e le tensioni geopolitiche.

2. Posizionamento del portafoglio

Al 30 settembre 2023

  • Manteniamo una visione bilanciata del rischio con una sottoesposizione moderata alle azioni. Rimaniamo sovrappesati a Stati Uniti, Giappone e small cap, dove le valutazioni hanno scontato un significativo ribasso. Sottopesiamo  l'Europa, che deve affrontare un rallentamento economico e un'inflazione ancora elevata.
  • Nel comparto obbligazionario continuiamo a sovrappesare le obbligazioni indicizzate all'inflazione come copertura contro un'inflazione superiore agli obiettivi delle banche centrali. La scelta riflette anche il potenziale aumento dei prezzi delle materie prime nel medio termine, a causa del continuo calo delle spese in conto capitale e della moderazione dei trend di produttività.
  • Rimaniamo sottopesati alle obbligazioni a favore della liquidità, poiché quest'ultima offre rendimenti e disponibilità interessanti nel caso in cui si presentino opportunità in un periodo di distorsione del mercato. Abbiamo ridotto la sottoponderazione ai titoli di Stato europei e ai Treasury USA, poiché il persistere dell'inflazione e l'elevata offerta di titoli di Stato potrebbero mantenere una pressione al rialzo sui tassi.
  • Nei settori obbligazionari a più alto rendimento abbiamo ridotto il sovrappeso nell'high yield per realizzare alcuni profitti. Rimaniamo inoltre sovrappesati sulle obbligazioni dei mercati emergenti, grazie ai livelli di rendimento assoluto che permangono interessanti e ai fondamentali ragionevolmente favorevoli.

3. Temi di mercato

Capitale costoso

Nelle ultime settimane i rendimenti obbligazionari globali a lungo termine hanno registrato un'impennata spettacolare, trainata dagli Stati Uniti, con il rendimento del Treasury decennale che ha sfiorato il 4,8%, un massimo da 16 anni. Il brusco movimento è stato determinato dall'impegno della Fed a mantenere i tassi "più alti più a lungo", malgrado i segnali di rallentamento dell'inflazione. A esacerbare ulteriormente questo rialzo sono stati il recente aumento dei prezzi dell'energia, l'imminente offerta di Treasury USA a causa dell'aumento della spesa in disavanzo, la politica di inasprimento quantitativo della Fed che ha ridotto le sue disponibilità di Treasury e le preoccupazioni per il calo della domanda estera di debito statunitense. La recente volatilità dei rendimenti globali ha innervosito i mercati che temono le implicazioni di un aumento dei costi di finanziamento e l'impatto delle crescenti perdite sui detentori attuali di obbligazioni. Sebbene l'aumento dei tassi possa essere giustificato in una certa misura, dato che i mercati si adattano a un regime di inflazione più elevata e alla probabilità di un aumento dei deficit, è difficile credere che un reset così brusco non finisca per essere troppo costoso per qualcuno.

Tutto esaurito

Anche se lontani dai recenti massimi, i corsi petroliferi sono ancora superiori di oltre il 20% rispetto ai minimi di giugno, sulla scia dei tagli alla produzione annunciati dall'OPEC+1, delle aspettative di un incremento della domanda cinese e dell’esaurimento della Riserva Strategica di Petrolio (SPR) degli Stati Uniti. La flessione dei prezzi del petrolio, durata quasi un anno a partire dal giugno 2022, ha contribuito in larga misura a sostenere il calo dell'inflazione nella prima metà di quest'anno, ma il recente forte aumento sta interrompendo la tendenza alla deflazione che i mercati speravano avrebbe spinto le banche centrali a fermarsi. Sebbene una parte del rialzo possa essere spiegata dalle dinamiche di domanda e offerta a breve termine, il mercato ha iniziato a riconoscere che i guadagni di produttività degli ultimi dieci anni, che avevano contribuito a ridurre i prezzi energetici, sembrano aver superato il picco, portando un aumento futuro dei prezzi. Se da un lato una recessione potrebbe frenare la domanda e condurre a una riduzione dei prezzi energetici nel breve periodo, dall'altro il possibile esaurimento dei guadagni di produttività è un ulteriore fattore che potrebbe contribuire a un aumento dei livelli di inflazione in futuro..

 

Per una panoramica regione per regione, si rimanda alla versisone integrale del documento (PDF).

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