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Ottobre 2020 / INVESTMENT INSIGHTS

Cosa aspettarsi dalla Cina

Le tre sfide principali per la crescita futura di Pechino

Ritengo che, quando si analizza la Cina, ci siano tre temi principali da esplorare:

1. La Cina può sostenere il notevole tasso di crescita che ha avuto negli ultimi 30 anni?
2. Quali sono le implicazioni della rottura strutturale delle relazioni USA-Cina?
3. Quanto sarà rapida l'integrazione di Pechino nei mercati finanziari globali?

1. È sostenibile la crescita della Cina?

La Cina ha registrato una crescita notevole dagli anni '80 e, sebbene il ritmo sia rallentato dalla crisi finanziaria globale, il contributo complessivo del Paese al PIL globale ha continuato ad aumentare. E c'è ancora ulteriore spazio per crescere: mentre la popolazione cinese rappresenta circa il 20% di quella mondiale, il suo PIL ammonta al l 17-18% del GDP globale e le sue esportazioni rappresentano il 15% di quelle totali, quindi c'è ancora margine per espandersi.

Ma ci sono tre sfide principali che la Cina deve affrontare per poter continuare a crescere: 1) debito e invecchiamento; 2) riequilibrio economico; 3) statalismo contro innovazione.

1. Debito e invecchiamento

La Cina ha accumulato un'enorme quantità di debito negli ultimi dieci anni. In risposta alla crisi finanziaria globale, il Paese ha lanciato un massiccio programma di stimoli e ha continuato ad aggiungere ulteriori misure ogni volta che l'economia ha minacciato di rallentare negli anni successivi, accumulando ulteriore stock di debito. A favore di Pechino, tuttavia, gioca il fatto che gestisce un surplus di risparmi ed è in grado di utilizzare molte leve per evitare che una crisi di liquidità si trasformi in uno shock di solvibilità. Detto questo, mentre la Cina può probabilmente assorbire un maggiore indebitamento, qualsiasi aumento dello stock di debito dovrà essere molto più lento in futuro, e questo costituirà un vincolo alla crescita.

La Cina ha registrato una notevole crescita dagli anni '80 in poi.

Anche i dati demografici sono importanti. Il Paese del Dragone ha beneficiato di un notevole boost demografico negli ultimi 30 anni, per due ragioni: primo, perché c'è stato un aumento della popolazione; e secondo per il processo di urbanizzazione, con le persone che si sono spostate dalle campagne alle città. Entrambi questi fattori si sono in gran parte esauriti, e questo rappresenta un ostacolo alla crescita. Tuttavia, a fare da contraltare c'è il fatto che la popolazione in età lavorativa è sempre più qualificata: negli ultimi dieci anni, il numero di laureati che entrano nel mondo del lavoro è passato da un paio di milioni a circa nove milioni.

2. Riequilibrare l'economia

Prima della crisi finanziaria globale, circa il 35% del PIL cinese proveniva dalle esportazioni; da allora, questa percentuale è scesa a circa il 20%. Una proporzione "normale" per un'economia sviluppata sarebbe del 15-20%, quindi è ragionevole presumere che il riequilibrio dell'economia del Dragone in relazione alle esportazioni sia ormai ampiamente avvenuto.

Tuttavia, c'è ancora bisogno di un considerevole riequilibrio tra investimenti e consumi. Come già accennato, circa il 40-45% del PIL cinese proviene dagli investimenti, un livello molto alto che dovrà diminuire nel tempo, perché investendo una percentuale così elevata del PIL si va incontro a una diminuzione dei rendimenti del capitale - e in effetti, questo è quanto sta già accadendo in Cina. Il lato positivo è che c'è già stato un maggiore riequilibrio con il passaggio dalla produzione industriale ai servizi.

3. Statalismo contro innovazione

La Cina è un Paese teoricamente comunista, con una forte copertura capitalista, visto che ha fatto un ampio utilizzo di leve di mercato per perseguire crescita e sviluppo. Tuttavia, le autorità mantengono un forte impegno ideologico a mantenere un ampio settore statale, e in effetti negli ultimi cinque-otto anni c'è stato un lento ma costante rafforzamento del "pubblico". Ma può la Cina continuare a crescere rapidamente mentre rafforza il settore statale? I rendimenti del capitale nel pubblico sono inferiori a quelli del privato, quindi è probabile che la continua e forte dipendenza dallo Stato possa incidere in negativo sulla crescita a medio termine.

Nel breve, quando ci si trova ad affrontare problemi come la pandemia da coronavirus, una presenza importante dello Stato può essere d'aiuto. Tant'è che, dopo una brusca contrazione della crescita cinese nei primi tre mesi del 2020, l'economia è balzata in maniera vistosa nel secondo trimestre, riavvicinandosi ai livelli pre-Covid. Tutto questo è stato in gran parte dovuto agli sforzi dello Stato per contenere il virus e per stimolare l'economia attraverso vari strumenti, come gli investimenti nelle infrastrutture e l'uso delle imprese a controllo statale (SOE). La Cina rimane la fabbrica del mondo ed è oggi un grande esportatore di apparecchiature mediche e prodotti IT. E il suo avanzo delle partite correnti è in aumento.

2. Le implicazioni nelle relazioni USA-Cina?

La relazione tra Stati Uniti e Cina si è trasformata da una semplice guerra commerciale in una vera e propria rivalità geopolitica. Tuttavia, penso che la frase "guerra fredda" sia imprecisa: ci sono infatti molte differenze tra la situazione USA-Cina e quella di USA e URSS durante il secolo scorso. L'attuale rivalità tra Washington e Pechino è in gran parte una lotta per la leadership tecnologica del mondo, sebbene ci siano anche potenziali punti critici sul lato geopolitico su questioni come Taiwan, il confine indiano e la Corea del Nord.

La risposta della Cina alle crescenti tensioni sul versante tecnologico è stata quella di raddoppiare la propria autosufficienza, sviluppando le proprie tecnologie per colmare le lacune nelle aree in cui è stata oggetto di sanzioni. Il Paese sta di fatto cercando di riequilibrarsi verso una maggiore dipendenza dai consumi interni.

Mi aspetto che l'integrazione della Cina nel sistema finanziario globale aumenti in modo significativo nei prossimi anni, e questo avrà un impatto importante sulle decisioni di asset allocation degli investitori.

3. Quanto sarà rapida l'integrazione della Cina nei mercati finanziari globali?

A causa dei suoi controlli sui capitali, è stato difficile investire in Cina per gli investitori globali. Ma questo scenario ora sta cambiando, con Pechino che ha avviato riforme per aprire l'accesso ai suoi mercati così da poter attrarre capitali globali. Per gli investitori internazionali sta diventando molto più facile "puntare" sulla Cina e, di conseguenza, i principali indici obbligazionari stanno iniziando a includere il Dragone in modo più significativo. Nel tempo, mi aspetto che la Cina avrà un peso decisamente maggiore sugli indici obbligazionari e valutari globali. I gestori di riserve delle banche centrali globali stanno iniziando ad aggiungere il renminbi (è la valuta cinese) al loro mix di riserve, anche se per ora in modo modesto.

Conclusioni

Le mie previsioni sono che la Cina continui a crescere, a un ritmo che probabilmente alla fine del prossimo decennio scenderà intorno al 4%. Tuttavia, ci sono diverse sfide da superare, prima fra tutte l'integrazione di Pechino nel sistema finanziario globale, che nei prossimi anni dovrebbe aumentare in modo significativo, producendo un impatto importante sulle decisioni di asset allocation degli investitori. Le preoccupazioni geopolitiche, in particolare la rivalità tra Stati Uniti e Cina, continueranno a pesare sulle decisioni di investimento, ma non dovrebbero far deragliare la continua ascesa del Dragone come potenza economica e finanziaria.

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