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Gennaio 2023 / ASSET ALLOCATION VIEWPOINT

Global Asset Allocation: Viewpoint di gennaio

Scopri gli ultimi temi di mercato globali

1. Prospettive di mercato

  • Verosimilmente la volatilità resterà elevata nel 2023, sulla scia di aspettative divergenti sul fronte delle politiche delle banche centrali, in un contesto chiaramente segnato da un rallentamento della crescita e dall’attenuarsi dell’inflazione. 
  • Se da un lato la Federal Reserve (Fed) statunitense ha rallentato l’intensità della stretta monetaria, dall’altro ha ribadito a chiare lettere il suo impegno volto a porre sotto controllo l’inflazione, segnalando al contempo che i tassi di riferimento potrebbero giocoforza rimanere più elevati più a lungo, malgrado gli impatti negativi sul versante della crescita e dell’occupazione. 
  • Nel quadro della sua battaglia contro il caro-prezzi, la Banca centrale europea (BCE) ha adottato un orientamento più restrittivo in tema di politica monetaria, pur ravvisando un probabile ingresso in recessione dell’economia europea nel corso dei prossimi mesi. La Banca del Giappone ha invece colto di sorpresa i mercati, annunciando una normalizzazione della politica monetaria mediante un adeguamento dei suoi controlli sulla curva dei rendimenti, per garantirsi una certa flessibilità sul lato dei rialzi dei rendimenti. La Banca d’Inghilterra (BoE) potrebbe alzare i tassi in misura inferiore del previsto, per via di una potenziale recessione alimentata dal calo dei prezzi delle case d’Oltremanica. 
  • L’affievolirsi delle pressioni provenienti dal rialzo dei tassi USA e dal rafforzamento del dollaro potrebbe fungere da volano per le economie dei mercati emergenti e dar tregua alle loro banche centrali. Sebbene permanga l’incertezza, il sentiment nei confronti della Cina potrebbe migliorare in seguito all’allentamento delle restrizioni legate alla politica zero Covid e alle indicazioni provenienti dalle autorità in merito alla prossima adozione di ulteriori misure di rilancio. 
  • Fra i principali rischi che aleggiano sui mercati mondiali figurano i possibili passi falsi delle banche centrali, il permanere dell’inflazione, un potenziale rallentamento più pronunciato della crescita globale, il difficile equilibrismo della Cina tra la crescita e il contenimento del coronavirus, senza ovviamente dimenticare le tensioni geopolitiche. 

2. Posizionamento del portafoglio

Al 31 dicembre 2022

  • Rimaniamo sottopesati sull’azionario.  Le stime sugli utili restano troppo rosee e non incorporano ancora un possibile rallentamento della domanda e un rincaro dei fattori di produzione che incidono negativamente sui margini di profitto. 
  • Conserviamo un lieve sovrappeso sul cash rispetto alle obbligazioni, riducendo così la duration del portafoglio e ricavando al contempo rendimenti allettanti; in tal modo, ci siamo dotati della liquidità necessaria nel caso in cui dovessero emergere delle opportunità di mercato. 
  • Sul fronte azionario, abbiamo un posizionamento praticamente in equilibrio tra value e growth. Lo scenario di crescita in rallentamento gioca a sfavore delle azioni cicliche, mentre i tassi più elevati penalizzano le azioni orientate alla crescita.  
  • In ambito obbligazionario, siamo sovraesposti al debito dei mercati emergenti, dove le valutazioni compensano in misura ragionevole l’assunzione di rischio. Sebbene i fondamentali siano tuttora generalmente favorevoli, manteniamo un posizionamento cauto sulle obbligazioni societarie investment grade, in ragione del previsto aumento dei tassi di default, da livelli storicamente bassi verso le medie di lungo periodo. Conserviamo inoltre un lieve sovrappeso sui Treasury statunitensi a lungo termine, inserendo così un fondamentale contrappeso di “avversione al rischio” verso l’universo azionario e altri asset rischiosi. 

3. Temi di mercato

Riapertura delle attività commerciali

All’inizio dello scorso dicembre, le autorità cinesi hanno colto di sorpresa i mercati annunciando un cambio di rotta dalle stringenti politiche di zero Covid. Tali misure sono risultate efficaci nel limitare la diffusione del coronavirus mediante lockdown mirati, test diagnostici e periodi di isolamento in quarantena, ma al tempo stesso hanno comportato elevati costi economici e sociali. L’annuncio delle riaperture ha parzialmente eliminato le misure obbligatorie legate ai test Covid, le limitazioni dei viaggi all’interno dei confini nazionali e i fermi di produzione. Tali notizie sono state accolte favorevolmente dalla popolazione locale e dai mercati finanziari; a livello mondiale si attendeva il ritorno a pieno regime della Cina, strumentale a dare impulso alla crescita globale. Sfortunatamente, alle riaperture sono seguite delle nuove ondate di contagi in tutto il paese, una situazione che ha portato la popolazione ad essere prudente nella ripresa dei viaggi e dei contatti con il mondo esterno. Benché le riaperture in Cina dovrebbero in definitiva contribuire alla crescita nel 2023, è probabile che gli sviluppi prendano forma nel corso dell’anno. La crescente ripresa dei contatti con il mondo esterno darà impulso alla crescita interna, alimentata da una domanda tenuta in sordina e dai risparmi accumulati durante i lockdown. In aggiunta, il ritorno sulla scena dell’economia cinese dovrebbe favorire anche il resto dei mercati emergenti e le materie prime, di concerto con il rimbalzo della crescita e dei commerci. Con un 2022 che va in archivio senza troppa nostalgia per gli investitori, il buon esito delle riaperture cinesi sul fronte economico nel 2023, insieme alla stabilizzazione della crescita e al contenimento del rischio insito nel settore immobiliare, potrebbe rappresentare un catalizzatore positivo per imprimere una svolta favorevole al sentiment di mercato.

Non ci sono scorciatoie

Sebbene negli ultimi mesi un numero crescente di società abbia annunciato dei licenziamenti e uno stop alle assunzioni—soprattutto nei settori della tecnologia e dei servizi finanziari—il tasso di disoccupazione rimane ancorato a livelli storicamente bassi, con milioni di posti di lavoro tuttora presenti nell’economia. La domanda dei consumatori rimane solida lungo l’arco dei settori dei servizi dell’economia, inclusi i comparti dei trasporti e del tempo libero. Con tutto ciò, i datori di lavoro devono far fronte a una penuria di lavoratori, con conseguente necessità di offrir loro salari più elevati per assumerli e mantenerli all’interno delle loro imprese. Sul fronte dell’offerta di lavoro, la pandemia ha innescato un crescente esodo di persone dalla forza lavoro, soprattutto nei settori che sono stati oggetto di chiusure totali nel corso della stagione pandemica. Dal canto loro, i lavoratori hanno mostrato una maggiore disponibilità ad abbandonare il loro posto di lavoro alla ricerca di salari più elevati e benefit migliori, tra cui la flessibilità di poter lavorare da remoto. La tensione presente nel mercato del lavoro e l’ascesa dei salari destano l’attenzione della Fed; per quanto il calo dell’inflazione da beni, in un quadro di miglioramento delle catene di fornitura, abbia rappresentato un segnale positivo, verosimilmente il ridimensionamento dell’inflazione da servizi si rivelerà più ostico. Sfortunatamente per la Fed, non vi sono scorciatoie per migliorare la filiera del lavoro; con ogni probabilità quindi, la politica monetaria rimarrà più restrittiva per un periodo più lungo, fino al momento in cui si evidenzierà un raffreddamento della domanda di posti di lavoro.

Per un’analisi dettagliata per regione, si rimanda alla versione integrale del documento (PDF).

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Tim Murray Capital Markets Strategist, Multi-Asset Division