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Settembre 2022 / GLOBAL ASSET ALLOCATION

Global Asset Allocation: Approfondimenti di settembre

Scopri gli ultimi temi di mercato globali

1. Prospettive di mercato

  • Sebbene in alcuni Paesi siano sempre più evidenti i segnali di un’attenuazione delle pressioni inflazionistiche, è probabile che le banche centrali portino avanti le politiche di inasprimento, essendo invece poco probabile un ritorno dell’inflazione ai livelli target a breve termine.
  • La Federal Reserve (Fed) statunitense ha vigorosamente rafforzato il suo impegno a una politica restrittiva, dando priorità alla lotta all’inflazione rispetto alla crescita economica. Malgrado le prospettive di un indebolimento della crescita, si prevede che la Banca centrale europea (BCE) innalzerà i tassi per arginare le pressioni inflazionistiche alimentate dai rincari energetici, mentre la Banca del Giappone (BoJ) per ora non interviene.
  • Diversi mercati emergenti sono costretti ad attingere dalle riserve per proteggere le loro valute contro il rafforzamento del dollaro USA e gli alti costi delle importazioni, mentre la Cina prosegue gli sforzi per favorire sempre di più la crescita attraverso politiche di sostegno, mentre è impegnata a contenere la diffusione del coronavirus.
  • Tra i rischi principali per i mercati globali vi sono i passi falsi delle banche centrali, l’inflazione persistente, la possibilità di un rallentamento più marcato della crescita globale, l’equilibrio cinese tra contenimento del Covid-19 e crescita e le tensioni geopolitiche.

2. Posizionamento del portafoglio

Al 31 agosto 2022

  • Manteniamo un approccio moderatamente cauto al rischio attraverso la sottoesposizione alle azioni e la sovraesposizione al reddito fisso. Il rallentamento della crescita e il calo degli utili restano aspetti critici per le azioni, mentre l'inflazione persistente e il rialzo dei tassi potrebbero influire negativamente sul mercato obbligazionario
  • Sul fronte azionario, c’è un sostanziale bilanciamento tra titoli value e growth. Il rallentamento economico sfavorisce i titoli ciclici, mentre l’aumento dei tassi penalizza le azioni orientate alla crescita. del benchmark, in previsione di un rallentamento economico o di una recessione.

3. Temi di mercato

Ci sei cascata una volta…

All’uscita dal simposio annuale di Jackson Hole, il presidente della Fed Jerome Powell ha pronunciato un discorso volto, come ci si aspettava, a ribadire l’intenzione della Fed di combattere l’inflazione a qualunque costo, ribaltando completamente la visione di una “inflazione temporanea” su cui era incentrato questo stesso discorso un anno fa. Ma, esattamente come l’anno scorso, quando la Fed ha frainteso la crescente minaccia di un’inflazione persistente e non ha preso sufficienti contromisure, anche questa volta potrebbe esserci un errore di valutazione della futura traiettoria dell’inflazione. Nonostante nel corso dell’ultimo anno, l’impatto persistente della pandemia e del conflitto russo-ucraino sulla catena di approvvigionamento abbia ulteriormente esacerbato le pressioni inflazionistiche, ora stiamo assistendo a un brusco calo dei costi dei fattori produttivi strategici, come il petrolio, il legname e il rame. Anche gli ultimi dati sull'occupazione hanno evidenziato un incremento dei tassi di partecipazione, che dovrebbero contribuire ad allentare l’irrigidimento del mercato del lavoro e la pressione sui salari, e, mentre altre componenti più durature dell’inflazione (come i canoni di locazione e gli affitti figurativi) continuano a salire, il ritmo negli ultimi mesi è calato. Sebbene sia improbabile un imminente ritorno dell'inflazione al target del 2% fissato dalla Fed, è possibile che si verifichi un rallentamento molto più rapido di quanto suggerisca il ritmo degli inasprimenti della Fed, al punto da indurre i mercati a chiedersi se il discorso del prossimo anno sarà incentrato sul taglio dei tassi.

La crisi del mattone

La domanda di spazi alimentata dalla pandemia, i tassi ultra bassi sui mutui ipotecari e le difficoltà di approvvigionamento è stato il mix perfetto che ha incendiato il mercato immobiliare residenziale statunitense, con aumenti dei prezzi delle case di oltre il 40% dall’inizio della pandemia. Sfortunatamente, con l’inasprimento della politica della Fed il vento è cambiato e i tassi sui mutui hanno subito un’impennata, con il tasso fisso a 30 anni che è passato da meno del 3% a oltre il 6% da inizio 2021. Il brusco balzo in avanti dei tassi ha rapidamente soffocato la domanda, facendo scendere i prezzi e le vendite, e costringendo già alcuni istituti di credito ad avviare i licenziamenti a causa del mercato in ribasso. Sebbene alcune valutazioni immobiliari siano chiaramente eccessive, soprattutto in alcune regioni dove la domanda è più elevata, potrebbe essere una forzatura tracciare un parallelo con il crollo del mercato immobiliare del 2008, perché i fondamentali creditizi dei mutuatari oggi non rappresentano un problema come allora. Infatti, molti acquirenti, soprattutto della prima casa, sono stati esclusi dal mercato creditizio perché i crescenti costi dei finanziamenti continuano a rendere i mutui inaccessibili e a più che compensare il recente calo dei prezzi delle case. In prospettiva, tuttavia, il reale impatto dell’indebolimento del mercato immobiliare residenziale può riversarsi su comparti dell’economia quali la spesa edile e i mutui ipotecari, nonché sulla spesa per consumi in generale.

Per una panoramica regione per regione, si rimanda alla versione integrale in inglese del documento (PDF).

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Di Yoram Lustig

Yoram Lustig Responsabile delle Soluzioni Multi-Asset, EMEA