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Maggio 2024 / ASSET ALLOCATION VIEWPOINT

Asset allocation globale: Lo scenario visto dall'Europa

Scopri gli ultimi temi di mercato globali

1. Prospettive di mercato

  • Le prospettive di crescita globale rimangono positive, in un contesto di graduale allentamento delle pressioni inflazionistiche nella maggior parte delle economie.
  • La crescita statunitense resta resiliente, favorita dai solidi consumi, mentre aumenta l’ottimismo verso la crescita europea. Ancora contrastata la crescita in Giappone, mentre in Cina ci sono segnali del fatto che il sostegno politico stia contribuendo a stabilizzare l’economia, anche se i rischi rimangono.
  • La Fed statunitense mantiene la previsione di tagli dei tassi quest’anno, ma l’inflazione persistente e la resilienza dell’economia hanno attenuato le aspettative. Nel frattempo, la Banca centrale europea (BCE) sembra più vicina a un allentamento, sulla scia dei progressi sul fronte inflazionistico. Dopo il rialzo di marzo, la Banca del Giappone (BoJ) continua a valutare ulteriori aumenti. La Banca del Giappone (BoJ) ha annunciato un possibile allentamento della sua politica già da giugno.
  • I principali rischi per i mercati globali sono il possibile calo della crescita, l’inflazione ostinata, la volatilità generata dalle politiche divergenti delle banche centrali, le tensioni geopolitiche e l’andamento della crescita cinese.

2. Posizionamento del portafoglio

Al 30 aprile 2024

  • Manteniamo un modesto sovrappeso sulle azioni sulla scia della crescita economica resiliente, del trend positivo degli utili e di valutazioni più ragionevoli in alcune aree.
  • Sul fronte azionario abbiamo ridotto il sottopeso in Europa, poiché sembra che la regione abbia superato il peggio in termini di crescita economica e inflazione. Abbiamo aumentato il sovrappeso in Giappone, spinti dai continui miglioramenti della governance societaria, dall’atteggiamento ancora accomodante della BoJ e dallo yen debole, che favorisce gli esportatori.
  • Sul fronte obbligazionario abbiamo ridotto l’allocazione ai bond indicizzati all’inflazione, in attesa di un ulteriore allentamento dell’inflazione. Abbiamo azzerato l’allocazione alle obbligazioni corporate investment grade in Euro, a favore di opportunità più interessanti in altre aree dell’obbligazionario.
  • Nel segmento del reddito fisso manteniamo il sovrappeso sull’high yield e sulle obbligazioni dei mercati emergenti, spinti da rendimenti assoluti ancora interessanti e da fondamentali ragionevolmente favorevoli.

3. Temi di mercato

Segnali di ripresa?

Dopo aver vacillato per anni verso la recessione, la crescita economica europea sta mostrando segni di vita, con una crescita del PIL migliore delle attese nel primo trimestre, ampiamente favorita dalla ripresa del settore dei servizi. La domanda estera contenuta, soprattutto dalla Cina, le preoccupazioni per la carenza di gas naturale e i massimi dell’inflazione da decenni sono tutti fattori che hanno influito sul sentiment europeo degli ultimi anni. Ma ora il vento sembra cambiare, sulla scia di un inverno più mite del previsto e del calo dell’inflazione, il che aumenta le probabilità di un taglio dei tassi da parte della BCE già a giugno. Questo ha favorito l’aumento della spesa per i consumi e ha rilanciato i settori del turismo e dell’ospitalità in Europa, in particolare grazie a Paesi come la Spagna, il Portogallo e la Grecia. Tuttavia, a essere in maggiori difficoltà è la centrale produttiva dell’Europa, la Germania, a causa della sua dipendenza dalle esportazioni in Cina e delle conseguenze di essersi affidata all’energia russa, senza rimedi rapidi all’orizzonte. Per ora, il sentiment positivo generato dalla crescita migliore delle attese, il calo dell’inflazione e le aspettative di imminenti tagli dei tassi potrebbero attirare l’attenzione degli investitori, ma resta l’incertezza sul fatto che questi segnali di ripresa di fatto si tradurranno in una ripresa più ampia e sostenibile.

L’onnipotente dollaro

Sebbene negli ultimi anni il dominio del dollaro sia ripetutamente sembrato sul punto di finire, la valuta statunitense resta vicino ai massimi storici e si è rafforzata rispetto a tutte le altre monete principali del mondo finora quest’anno. La sua impennata più recente è stata favorita dalla crescita resiliente degli Stati Uniti, in parte riconducibile all’elevata spesa fiscale e all’inflazione persistente, che hanno attenuato le aspettative di tagli dei tassi da parte della Fed. Nel frattempo, molti altri Paesi hanno registrato un calo più rapido dell’inflazione, che ha causato pressioni al ribasso sulle loro valute rispetto al dollaro nella convinzione che le loro banche centrali anticiperanno i tagli dei tassi. A causa del dollaro forte, molti Paesi hanno visto scendere le loro valute ai minimi decennali in termini relativi e ora si parla di possibili interventi, come nel caso del Giappone, alle prese con il crollo dello yen. Se da un lato una moneta più debole ha aiutato molti esportatori di questi Paesi, ci sono altre conseguenze, tra cui la competizione dei capitali rispetto a mercati con rendimenti più elevati, come gli Stati Uniti, l’inflazione delle importazioni e l’aumento dei costi di prestito denominati in dollari per i Paesi che finanziano in dollari USA. Con il previsto rallentamento dei tagli dei tassi da parte della Fed, la crescita USA ancora resiliente, il fittissimo calendario delle elezioni e un contesto geopolitico ancora incerto, è difficile prevedere che cosa farà crollare il dollaro, prima che sia qualcos’altro a crollare.

 

Per un’analisi regionale, si rimanda alle relazione completa (PDF).

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