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Febbraio 2023 / INVESTMENT INSIGHTS

Mercati azionari: il cielo si rasserena

Scenario positivo per le azioni globali

Punti essenziali

  • L'inflazione sembra arrivare al picco, e le tensioni sull'offerta si stanno attenuando. La fase di probabile picco dell'inflazione coincide con valutazioni azionarie più interessanti su una media di 3, 5 e 10 anni. 
  • Le possibili revisioni al ribasso degli utili, tuttavia, rendono ancora più importante la ricerca di segmenti di mercato che presentano utili resistenti. 
  • Le società in grado di consolidare e far crescere gli utili nella prossima fase del ciclo azionario saranno probabilmente premiate.

Lo scorso anno i mercati hanno riportato grosse perdite per effetto della combinazione di numerosi fattori che hanno generato un aumento della volatilità macroeconomica. Dalle impennate dell'inflazione alla conseguente stretta aggressiva delle banche centrali, dall'invasione della Russia in Ucraina alla politica zero-COVID della Cina, questi shock inattesi e persistenti hanno messo a dura prova la risolutezza degli investitori. In prospettiva, ci aspettiamo che la volatilità persista, ma riscontriamo segnali sempre più evidenti che i venti contrari che hanno caratterizzato gran parte del 2022 cominceranno a dissiparsi nel corso dell'anno. 

I mercati spostano l'attenzione sui segnali positivi

La ponderazione di fattori complessi e diversificati richiederà un approccio attivo 

I mercati spostano l'attenzione sui segnali positivi

Dati al gennaio 2023. 
A scopo esclusivamente illustrativo. 
Fonte: T. Rowe Price. 

Perché il 2023 potrebbe essere più roseo per i mercati azionari 

Uno dei motivi per cui il 2022 è stato così difficile per gli investitori è stata l'accelerazione e l'entità dei rialzi dei tassi d'interesse nel corso dell'anno. Con l'inflazione ai massimi da 40 anni la Federal Reserve (Fed) statunitense si è lanciata in una serie di rialzi dei tassi d'interesse tra i più elevati della storia recente (Figura 1). Ma, con i recenti dati sull'inflazione che mostrano segni di indebolimento, ci aspettiamo che la Fed inizi a rallentare per poi sospendere il suo ciclo di inasprimento.  

Ma perché l'inflazione dovrebbe scendere nel 2023 invece di entrare in una spirale di tipo anni '70? Crediamo sia probabile che l'inflazione raggiunga un picco e si attenui rispetto ai massimi, in parte spinta dagli stessi fattori che hanno contribuito all'impennata iniziale.   

Le problematiche legate alle catene di approvvigionamento causate dalla pandemia si stanno rapidamente attenuando con la riapertura della Cina e il mondo che impara a convivere con il COVID. Sebbene le complesse questioni relative alle catene di approvvigionamento globali, che si sono completamente interrotte al culmine dell'epidemia, non siano ancora state risolte, sono stati fatti enormi progressi e le condizioni di fornitura sono nettamente migliorate. 

Allo stesso tempo, la domanda è in calo e la disoccupazione in aumento, a fronte di costi più elevati e di prospettive di crescita incerte.  

I prezzi delle materie prime continuano a calare. Il petrolio è attualmente scambiato a circa 80 dollari al barile, mentre la curva a termine prevede per il futuro un intervallo compreso tra 60 e 70 dollari al barile. Anche i prezzi dei carburanti sono stabili rispetto all'anno precedente, mentre i corsi di altre materie prime sono scesi dai loro massimi.  

Ci vorrà del tempo prima che questi fattori si trasformino in forze neutrali e poi potenzialmente disinflazionistiche, ma prevediamo che questo punto sarà raggiunto entro l'estate, anche prima che altre forze disinflazionistiche dovute alla scarsa crescita globale inizino a esercitare la loro influenza. Storicamente, un'inflazione inferiore al tasso dei fed funds indica il picco del ciclo di inasprimento monetario.  

Growth rispetto a Value: maggiori equilibri e sfumature 

Nel 2022, i titoli growth hanno nettamente sottoperformato quelli value e difensivi, con i multipli di valutazione delle società growth che hanno subito una forte contrazione rispetto ai livelli di crescita raggiunti durante la pandemia. Tassi d'interesse più elevati sono tipicamente negativi per i titoli growth, e la successione di rialzi dello scorso anno si è rivelata molto dolorosa.  

La risposta della Fed alle impennate dell'inflazione è stata aggressiva

(Fig. 1) I rialzi dei tassi di interesse sono stati tra i più elevati della storia recente 

La risposta della Fed alle impennate dell'inflazione è stata aggressiva

Dati al 31/12/2022
I dati evidenziano il punto di partenza dei rialzi del tasso obiettivo sui fed funds (%) e la durata in mesi del ciclo di inasprimento. 
Fonte: FactSet Research Systems Inc. Tutti i diritti riservati. 

È sempre difficile prevedere quando un cambiamento di sorte interesserà l'uno o l'altro stile, ma con le valutazioni dei titoli difensivi ora elevate e con i settori energetici e difensivi ampiamente partecipati, gli argomenti a favore di questi ultimi si sono indeboliti. Allo stesso modo, sebbene vi sia ancora un premio evidente nei segmenti dell'universo growth, esso si è notevolmente ridotto rispetto ai titoli value. In un mercato in cui il calo degli utili è sempre più al centro dell'attenzione degli investitori (sia per i titoli value, che per quelli difensivi e growth), riteniamo che la resilienza degli utili e la capacità delle società di mantenere i rendimenti per gli azionisti diventeranno ancora più importanti.  

Non esprimiamo una preferenza di stile specifica, ma riteniamo che questo sia un momento in cui il mercato potrebbe tornare a considerare gli utili come il driver dei rendimenti azionari, in quello che probabilmente sarà un mondo a bassa crescita o addirittura in recessione. Se i mercati azionari diventeranno più range-bound e meno direzionali, la selezione dei titoli acquisterà probabilmente un'importanza ancora maggiore, così come la capitalizzazione dei rendimenti per gli azionisti.  

Le azioni appaiono più interessanti su una base corretta per il rischio 

Certamente, nessun parametro di valutazione è in grado di offrire agli investitori la risposta giusta, e gli ultimi tre anni dimostrano che le valutazioni sono contestuali. Quello che possiamo dire, tuttavia, è che i tassi di interesse sono molto più elevati rispetto a un anno fa, mentre l'inflazione sembra aver raggiunto il picco. Tuttavia, nel 2023 vi è il rischio di una riduzione degli utili, con margini schiacciati dall'inflazione e dalla bassa crescita. Sarà quindi importante cercare segmenti di mercato nei quali sia possibile riscontrare una tenuta degli utili e persino un possibile miglioramento, ed è su questo fronte che stiamo lavorando intensamente.  

Attualmente i mercati azionari scambiano a livelli di valutazione medi rispetto a valori da bolla o comunque costosi, mentre il posizionamento all'interno dei mercati rimane decisamente difensivo. Non si tratta di mercati estremamente sottovalutati o di mercati che scontano una crisi. Tuttavia, un rapporto prezzo/utili inferiore alla media a 3, 5 e 10 anni è, a nostro avviso, un punto di partenza relativamente solido in un'ottica di rendimenti corretti per il rischio. 

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