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Elezioni USA e politica commerciale: una guida per gli investitori

Le elezioni presidenziali influenzeranno il ritmo della deglobalizzazione

Settembre 2024

Punti essenziali
  • La deglobalizzazione, il sostegno al settore industriale USA e la concorrenza con la Cina, questi saranno i temi cardine che verosimilmente plasmeranno la politica commerciale, a prescindere da chi vincerà le elezioni di novembre. 
  • Trump ha tutte le intenzioni di porre l’enfasi sui deficit commerciali, usando la politica commerciale come strumento negoziale. Harris sarebbe invece propensa ad utilizzare un approccio multilaterale nel braccio di ferro con la Cina. 
  • Per gli investitori, sarà cruciale comprendere le esposizioni delle società alle catene di fornitura d’oltremare e al possibile incremento dei prezzi, conseguente al rincaro dei costi.

La deglobalizzazione, il sostegno ai settori chiave del “made in USA” e la concorrenza economica con la Cina, questi saranno i temi cardine che verosimilmente plasmeranno la politica commerciale degli Stati Uniti, a prescindere da chi sarà il vincitore a novembre: la candidata democratica Kamala Harris o il repubblicano Donald Trump.

Ma la misura in cui ciascuno dei due candidati si prodigherà nel tentativo di rendere il libero scambio più equo, dal punto di vista degli interessi degli Stati Uniti, differisce enormemente sia nel raggio d’azione che nell’approccio.

Tali differenze potrebbero avere rilevanti implicazioni per i mercati, i settori e la geopolitica nel corso del quadriennio alla Casa Bianca (e oltre) del prossimo presidente degli Stati Uniti. 

Il bis di Trump alla Casa Bianca porrebbe l’enfasi sui deficit commerciali

L’ex presidente Trump e alcuni tra i suoi principali consiglieri sono propensi a considerare i disavanzi commerciali con altri Paesi come segnali potenziali di una concorrenza sleale e un danno all’economia statunitense. 

Nel corso del suo quadriennio alla Casa Bianca, l’amministrazione Trump ha cercato di attenuare parte di questi squilibri introducendo dazi su importazioni per un valore pari a circa 380 miliardi di dollari, gran parte delle quali provenienti dalla Cina. In vista delle elezioni presidenziali di quest’anno, Trump ha ventilato a più riprese l’imposizione di una tassa “frontaliera” del 10% su tutti i beni che giungono negli Stati Uniti dall’estero, insieme a un dazio fino al 60% sulle importazioni dalla Cina.

Mettendo per un attimo da parte le cifre specifiche e la fattibilità di queste ipotesi, si deduce comunque che il programma politico di un bis di Trump alla Casa Bianca si farebbe aggressivo sul fronte della politica commerciale, con ripercussioni non limitate alla sola Cina.

...un bis di Trump alla Casa Bianca si farebbe aggressivo sul fronte della politica commerciale, con ripercussioni non limitate alla sola Cina. Questo approccio potrebbe preparare il terreno per un ping-pong negoziale, relativo al commercio o volto ad agevolare altri obiettivi politici. Le restrizioni commerciali che pongono l’accento su società o settori specifici potrebbero presto comparire nell’agenda di Trump, insieme ai tentativi di istituire regole più stringenti sul Paese d’origine della merce.

...un bis di Trump alla Casa Bianca si farebbe aggressivo sul fronte della politica commerciale, con ripercussioni non limitate alla sola Cina.

Le società intenzionate a evitare la zavorra dei dazi hanno iniziato a spedire i propri prodotti (o ad assemblarli) a partire dai Paesi con i quali gli Stati Uniti hanno stipulato accordi di libero scambio. Questa soluzione alternativa sembra essere una delle ragioni per cui sono aumentati i disavanzi commerciali degli Stati Uniti con Paesi come il Vietnam e il Messico, mentre lo squilibrio commerciale con la Cina è sostanzialmente diminuito (Figura 1). 

Il ruolo giocato dai consiglieri nel plasmare le politiche 

Tralasciando il quadro a grandi linee, le specificità della politica commerciale di Trump non sono di facile previsione, così come le possibili contromisure dei Paesi “colpiti” dalla sua agenda politica.

Il deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti della Cina è diminuito, mentre è aumentato con il Messico e il Vietnam

(Fig.1) Surplus della bilancia commerciale nei confronti degli USA, 2017 e 2023
U.S. trade deficit has shrunk with China and expanded with Mexico and Vietnam

Al 7 febbraio 2024.
Fonte: U.S. Census Bureau via FactSet.

In caso di vittoria di Trump, occorrerà prestare la dovuta attenzione alle opinioni dei suoi collaboratori chiave, in primis il rappresentante USA per il Commercio e il segretario al Tesoro. Le persone nominate da Trump alla guida di determinati enti governativi plasmeranno il dibattito all’interno del team presidenziale, promuovendo i risultati a livello delle politiche.

Le valutazioni di Harris sulla politica commerciale sono meno note. Tuttavia, in caso di vittoria a novembre, l’amministrazione Harris con ogni probabilità manterrà alla Casa Bianca buona parte degli attuali consiglieri di Biden; un segnale che alcune linee di pensiero potrebbero essere applicate anche al modo in cui sarà gestita la politica commerciale. 

Harris intende continuare nel solco delle politiche commerciali di Biden 

Che tipo di approccio ha adottato il tandem Biden-Harris sul fronte della politica commerciale?  Come prevedibile, il tema della concorrenza economica con la Cina è stato in cima alle priorità.

Durante il suo quadriennio alla Casa Bianca, Biden ha mantenuto in vigore i dazi imposti da Trump sulle importazioni cinesi. L’amministrazione Biden ha anche implementato azioni mirate in tema di commercio, tendenzialmente basate su considerazioni di sicurezza nazionale e sull’impegno volto a rafforzare l’industria “made in USA”: Semiconduttori e intelligenza artificiale (AI):

  • attraverso l’imposizione di controlli sulle esportazioni e di regole sugli investimenti in uscita, Biden ha cercato di limitare l’accesso della Cina agli strumenti e alle competenze necessarie per produrre i chip avanzati e altre tecnologie che costituiscono il fulcro dell’AI e del quantum computing.
  • Uno scudo contro l’eccesso di capacità produttiva: l’amministrazione Biden di recente ha introdotto dazi che riguardano beni importati dalla Cina, per un valore tutto sommato contenuto, pari a 18 miliardi di dollari. Tali misure si sono concentrate sui settori in cui la Cina ha messo alle corde la concorrenza, creando un eccesso di capacità produttiva, come ad esempio i veicoli elettrici, il settore dell’acciaio e dell’alluminio e, infine, i componenti per l’energia solare.

Oltre a puntare l’attenzione sui settori strategicamente fondamentali, l’amministrazione Harris favorirebbe probabilmente un approccio multilaterale alla politica commerciale, cercando di coinvolgere in maniera proattiva gli alleati storici degli Stati Uniti. 

L’esito delle elezioni presidenziali potrebbe influenzare il ritmo della deglobalizzazione 

Gli impulsi protezionistici potrebbero rimanere d’attualità alla Casa Bianca, a prescindere dall’esito delle elezioni presidenziali di novembre. 

Harris sarebbe propensa ad adottare un approccio equilibrato verso la politica commerciale, concentrandosi sul braccio di ferro economico con la Cina. Trump ha ribadito di preferire una linea di condotta più aggressiva, che aumenterebbe il ritmo del processo di globalizzazione.

In questo scenario incerto, la ricerca fondamentale approfondita può essere un elemento distintivo cruciale. I professionisti degli investimenti che operano in una società di gestione patrimoniale dotata di risorse adeguate, per esempio, sono avvantaggiati nel valutare l’esposizione delle singole società alle catene di fornitura d’oltremare e al possibile incremento dei prezzi, conseguente al rincaro dei costi.

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